Ospite della diciassettesima puntata del Podcast e degli host Claudio Tonti e Giovanni Ciampaglia è Rosario Toscano, responsabile CRO di Moca Interactive. Un incontro importante che ci permette di affrontare una serie di concetti indispensabili per ogni business: il potere della CRO, il valore della ricerca e l’importanza di attivare processi di costante miglioramento.
Il focus della CRO, acronimo di Conversion Rate Optimization, è ottimizzare il più possibile gli investimenti, portare l’utente a compiere le azioni che desideriamo compia nel nostro sito (ad esempio aumentare la probabilità che prosegua nel processo di acquisto).
In poche parole occuparsi di CRO significa lavorare sulla crescita dell’azienda, aumentare i suoi tassi di conversione e dunque i suoi margini. Per questo è un’attività che non si improvvisa, un processo che interessa tutte le aziende e tutte le sue persone e richiede tempo e costanza e molta analisi delle variabili. Raccogliere e ordinare dati, capire su cosa intervenire e quali sono le priorità, individuare cosa modificare e perché.
Rosario Toscano è chiaro: la consapevolezza è limitata e si tende a investire poco sulla CRO e molto sulla pubblicità online. Tuttavia, visti gli odierni alti costi dell’advertisign, in un contesto molto competitivo, ottimizzare è ancora più importante.
In generale, pochi conoscono bene i benefici della CRO e sono spaventati dall’investimento di tempo che richiede. Ma la CRO ha bisogno di tempo per analizzare i dati e raccogliere informazioni, capire cosa succede e perché la conversione non avviene, avere insight da mettere a sistema.
Il motivo per cui talvolta non si considerano i vantaggi della CRO nasce da un fraintendimento comune: in molti considerano un sito nuovo perfetto in modo assoluto.
Ma non è così: ogni sito è un equilibrio di fattori, di ciò che si può fare e ciò che si vuole fare. E ha bisogno della CRO dal momento stesso in cui viene pubblicato.
Solo in seguito alla sua messa online si può capire cosa migliorare. Analizzando, facendolo usare alle persone, intervistandole. Molte cose non possono essere identificate prima.
Difatti non è possibile disegnare un sito perfetto, ma è possibile migliorarlo costantemente in un processo di apprendimento e modifica. Occorre sfatare un mito: un sito è sempre perfezionabile.
Quello della CRO è un processo interessante, da allargare e condividere, da orientare verso obiettivi sempre più sottili, ad esempio convertire nella mente delle persone.
Con la CRO non solo l’azienda può scoprire qualcosa sul proprio sito, ma qualcosa su di sé e sul feeling che le persone hanno con la sua comunicazione. È un’opportunità che porta ad avere di più, più spunti per migliorare, un processo di apprendimento che aiuta a concepire il sito come strumento fondamentale per delineare la relazione le persone.
La CRO è una pratica che non ha scadenza. Può durare finché il sito è online. È un processo a step, continuo, che richiede una simbiosi costruttiva tra cliente e agenzia.
In generale, occorre almeno un anno per sviluppare un progetto o condividere sistemi e metodi che possano mettere il cliente in condizioni di essere autonomo.
Su quanto, in 12 mesi, possa aumentare il tasso di conversione non ci sono certezze perché le variabili sono innumerevoli. A volte si raggiunge il 15%, a volte il 10, altre volte la crescita è a più livelli. Nessuno, però, può predire un numero esatto.
Una cosa è certa: più l’azienda è coinvolta nel progetto, più è alta la possibilità di crescita e di comprensione dell’utilità di ogni dato. Più c’è simbiosi più è possibile avere informazioni utili, testare, sperimentare.
- Fare un AB test senza ricerca: la fase di analisi (avere l’elenco di cosa funziona e cosa no) è fondamentale, deve necessariamente precedere l’AB test. I test vanno certificati con la ricerca.
- Non sentire di avere obiettivi in comune: il management dell’azienda deve essere coinvolto. Quanto più lo è tanto più si può lavorare allineati.
- Gettare la spugna troppo presto: quello della CRO è un contesto complesso che richiede pazienza e tempo. È un processo in cui si può imparare da tutto, anche dagli errori.
Cosa vede Rosario Valerio nel futuro della CRO? Sicuramente tanti nuovi strumenti, sempre più automatizzati, per ottenere dati, procedere più facilmente e velocemente nell’analisi. Un grande supporto, in poche parole, della componente tecnologica che, abbinato all’insostituibile lavoro con le persone, può consentire ulteriori ottimizzazioni e sviluppi.
E tu, hai domande sulla CRO? È un processo che ha già uno spazio nella sua azienda? Commenta il post o scrivici a [email protected] . Ti aspettiamo!